Aumento di capitale Unicredit: maxi sconto del 43% fissa il prezzo per azione a 1,943 euro

Dopo un avvio in leggero calo, le borse europee aumentano le loro perdite, con il Ftse Mib che è maglia nera tra i principali listini europei. A pesare sul listino milanese è soprattutto la pessima performance di Unicredit, che è stato già sospeso due volte dagli scambi e al momento perde il 13,98% a 5,445 euro. Stamani all’apertura di piazza Affari è stato annunciato dal cda che il prezzo di sottoscrizione dell’aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro è stato fissato in 1,943 euro per azione, nel rapporto di opzione di due azioni ordinarie di nuova emissione ogni azione ordinaria o di risparmio posseduta.

Il prezzo incorpora uno sconto sul Terp, ossia il prezzo teorico di un’azione dopo lo stacco del diritto di opzione, del 43%, il più alto fra quello applicato nelle ultime operazioni di aumenti di capitale da parte delle banche italiane.

I diritti di opzione potranno essere esercitati, a pena di decadenza, dal 9 al 27 gennaio in Italia, Germania e Austria e dal 12 al 27 in Polonia e saranno negoziabili sul Mta dal 9 al 20 e sulla borsa di Varsavia dal 12 al 20. I diritti di opzione non esercitati entro il 27 verranno offerti sul Mta.

Gli azionisti di Unicredit si sono impegnati a sottoscrivere l’aumento di capitale, per quanto a conoscenza della banca, fino al 24% delle azioni oggetto dell’offerta. Gli azionisti Allianz, Carimonte, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e il consigliere di amministrazione, Luigi Maramotti, dovrebbero sottoscrivere azioni ordinarie di nuova emissione per una percentuale pari al 10,68% delle nuove azioni.

Inoltre, il socio Fondazione Cariverona ha deliberato di sottoscrivere nuove azioni per il 3,51% dell’offerta in opzione, utilizzando totalmente mezzi propri, senza vendita di diritti e senza ricorso all’indebitamento.

In aggiunta alcuni attuali azionisti, seppur non avendo assunto degli impegni vincolanti, hanno avviato le proprie procedure per poter seguire l’offerta sottoscrivendo complessivamente fino a un massimo di circa il 10% delle azioni oggetto dell’offerta.

Il calo di Unicredit è fisiologico. Un’operazione così importante ha per forza delle ripercussioni immediate sul titolo. Speriamo sia l’ultima operazione di ricapitalizzazione. Unicredit ha deciso di attuare questa operazione non tanto per la sua esposizione all’Est, che fino a qualche tempo fa veniva considerata un elemento di preoccupazione, quanto per gli asset italiani”, ha affermato Salvatore Provinzano, responsabile analisi della Compagnia della Ruota Sgr, ai microfoni di Class-Cnbc.

“La ricapitalizzazione”, ha concluso Provinzano, “è una buona opportunità sul lungo periodo ma non sul breve. Per lungo periodo non intendo 6 mesi o un anno, ma almeno un paio di anni. Io consiglierei di vendere il titolo dell’istituto di credito, in un’ottica speculativa, e di tenerlo in un’ottica di lungo termine”.

“A un prezzo di emissione di 2 euro, molto vicino a quello annunciato, secondo i nostri calcoli la diluizione dell’eps rettificato 2012-2013 è intorno al 65%”, sostengono gli analisti di Centrobanca in un report raccolto da MF-Dowjones. Gli esperti, che sull’azione hanno un rating hold, si aspettano che “il prezzo del titolo sarà sotto pressione durante l’operazione di aumento di capitale, pari al 60% dell’attuale capitalizzazione di mercato”.

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